al cuore del monachesimo                                                                                           

"Verrà un'epoca in cui i mo­naci giungeranno alla loro salvezza vivendo in mezzo alla gente" 

Silvano del Monte Athos 

Il monachesimo del Cuore

     Due nostalgie accompagnano chi abbraccia il monachesimo del cuore, o meglio chi si sente così, monaco nel cuore. Starei per dire che monaci non si diventa, monaci si nasce. La prima nostalgia è terrena, è la nostalgia di quei luoghi dove siamo andati per un giorno di silenzio e di ritiro, per uno due o tre giorni di pausa dalla frenesia della vita sociale che conduciamo. Nostalgia dell'ordine, del kosmos, che in greco vuol dire bellezza. Sì l'ordine e la bellezza accompagnano i luoghi monastici, anticipazione dell'ordine e dell'armonia futura che ci attende in cielo, dove si radica la seconda nostalgia del monaco del cuore, il desiderio del paradiso. Se c'è nostalgia, c'è mancanza. Al monaco del cuore manca l'ambiente monastico in cui come una calda culla coltivare il valore più profondo del monachesimo il "quaerere Deum", e manca la patria celeste, mancanza che accende sempre più il desiderio di raggiungerla. "Mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo..." dice un salmo cantando la nostalgia dell'esule, separato con violenza dalla sua patria. 

Tramonto a Sant'Oreste
Tramonto a Sant'Oreste

L' ABBAS

   San Benedetto dice che l'abate tiene il posto di Dio nel monastero. Noi scegliamo questo termine come ce lo ha consegnato la lingua latina, mutuandolo dall'ebraico abbà, padre, papà della lingua familiare. Era il termine che Gesù usava nella sua preghiera personale verso il Padre. Noi lo scegliamo perché riteniamo che ci sia una crisi di autorità nella nostra umana convivenza. Siccome l'opera della Fraternità Cristiana si compone di due grandi rami: i Cenacoli Familiari e L' Abbazia Diffusa per i consacrati a servizio della Famiglia Cristiana, Abbas è il termine giusto con cui designare la persona che ci rappresenta Dio e a cui obbedire con fiducia, un' autorità d' amore e di servizio, come ci ha insegnato il Signore nostro Gesù Cristo: "Sono venuto per servire, non per essere servito", stavo per dire "riverito", ma Gesù dice esattamente servito. C'è molto da dire, e lo diremo, su tale autorità. Per ora assumiamo il termine in quanto ci interessa allo sviluppo dell'opera: i figli devono vedere nel papà il rappresentante di Dio per loro sulla terra e ascoltarlo e obbedirlo per la loro crescita umana e cristiana, i consacrati devono vedere nell' abbas quello che ci vedeva san Benedetto. Una vera obbedienza è possibile solo dove si esercita un' autorità "autentica".

Dom Carmelo

I Patroni dei Monaci del Cuore e una prima esperienza di Scuola del Servizio del Signore

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