Coltivate in monastero lo spirito di famiglia 

in famiglia lo spirito di contemplazione.

 Nostra Signora dell'Incarnazione

L' Abbazia diffusa di nostra Signora dell'Incarnazione

vuol essere un'associazione di uomini che fanno propria nella loro vita la spiritualità di San Benedetto Patrono d'Europa secondo le tre semplici direzionali del "ora , lege, labora", prega, leggi e lavora.

E' diffusa perché le tre attività non si svolgono nello stesso posto come in un monastero tradizionale, ma in luoghi distinti. La preghiera e la lettura nella propria casa, mentre il lavoro si svolge all'esterno nella campagna circostante. Nel nostro caso nella campagna di Sant'Oreste.

Abbazia Trappista di Tamiè - Alta Savoia

CHI POTRÀ VARCARE,


Signor, la Tua soglia? 

Chi fermare il piede  sul Tuo monte santo? 
Uno che per vie diritte cammini, 

uno che in opere giuste s'adopri. 
Uno che conservi un cuore sincero, 

uno che abbia monde le labbra da inganni.
Uno che al prossimo male non faccia,

uno che al fratello non rechi offesa. 
Uno che all'infame la stima rifiuti, 

uno che onori gli amici di Dio.
Uno che mantenga le sue promesse, 

uno che non presti denaro ad usura. 
Uno che non venda per lucro il giusto, 

costui mai nulla avrà da temere.

Turoldo, Passoni, De Marzi

Lo spirito di san Benedetto

per una nuova Italia e una nuova Europa


Prologo

Ascolta, figlio mio, gli insegnamenti del maestro e apri docilmente il tuo cuore; accogli volentieri i consigli ispirati dal suo amore paterno e mettili in pratica con impegno, in modo che tu possa tornare attraverso la solerzia dell'obbedienza a Colui dal quale ti sei allontanato per l'ignavia della disobbedienza.

Io mi rivolgo personalmente a te, chiunque tu sia, che, avendo deciso di rinunciare alla volontà propria, impugni le fortissime e valorose armi dell'obbedienza per militare sotto il vero re, Cristo Signore.

Prima di tutto chiedi a Dio con costante e intensa preghiera di portare a termine quanto di buono ti proponi di compiere, affinché, dopo averci misericordiosamente accolto tra i suoi figli, egli non debba un giorno adirarsi per la nostra indegna condotta.

Bisogna dunque servirsi delle grazie che ci concede per obbedirgli a ogni istante con tanta fedeltà da evitare, non solo che egli giunga a diseredare i suoi figli come un padre sdegnato, ma anche che, come un sovrano tremendo, irritato dalle nostre colpe, ci condanni alla pena eterna quali servi infedeli che non lo hanno voluto seguire nella gloria. Alziamoci, dunque, una buona volta, dietro l'incitamento della Scrittura che esclama: "E' ora di scuotersi dal sonno!" e aprendo gli occhi a quella luce divina ascoltiamo con trepidazione ciò che ci ripete ogni giorno la voce ammonitrice di Dio: "Se oggi udrete la sua voce, non indurite il vostro cuore!" e ancora: "Chi ha orecchie per intendere, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese!".

E che dice? "Venite, figli, ascoltatemi, vi insegnerò il timore di Dio. Correte, finché avete la luce della vita, perché non vi colgano le tenebre della morte". Quando poi il Signore cerca il suo operaio tra la folla, insiste dicendo: "Chi è l'uomo che vuole la vita e arde dal desiderio di vedere giorni felici?". Se a queste parole tu risponderai: "Io!", Dio replicherà: "Se vuoi avere la vita, quella vera ed eterna, guarda la tua lingua dal male e le tue labbra dalla menzogna. Allontanati dall'iniquità, opera il bene, cerca la pace e seguila". Se agirete così rivolgerò i miei occhi verso di voi e le mie orecchie ascolteranno le vostre preghiere, anzi, prima ancora che mi invochiate vi dirò: "Ecco sono qui!".

Fratelli carissimi, che può esserci di più dolce per noi di questa voce del Signore che ci chiama? Guardate come nella sua misericordiosa bontà ci indica la via della vita! Armati dunque di fede e di opere buone, sotto la guida del Vangelo, incamminiamoci per le sue vie in modo da meritare la visione di lui, che ci ha chiamati nel suo regno. Se, però, vogliamo trovare dimora sotto la sua tenda, ossia nel suo regno, ricordiamoci che è impossibile arrivarci senza correre verso la meta, operando il bene. Ma interroghiamo il Signore, dicendogli con le parole del profeta: "Signore, chi abiterà nella tua tenda e chi dimorerà sul tuo monte santo?". E dopo questa domanda, fratelli, ascoltiamo la risposta con cui il Signore ci indica la via che porta a quella tenda:

"Chi cammina senza macchia e opera la giustizia; chi pronuncia la verità in cuor suo e non ha tramato inganni con la sua lingua; chi non ha recato danni al prossimo, né ha accolto l'ingiuria lanciata contro di lui"; chi ha sgominato il diavolo, che malignamente cercava di sedurlo con le sue suggestioni, respingendolo dall'intimo del proprio cuore e ha impugnato coraggiosamente le sue insinuazioni per spezzarle su Cristo al loro primo sorgere; gli uomini timorati di Dio, che non si insuperbiscono per la propria buona condotta e, pensando invece che quanto di bene c'è in essi non è opera loro, ma di Dio, lo esaltano proclamando col profeta: "Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria!". Come fece l'apostolo Paolo, che non si attribuì alcun merito della sua predicazione, ma disse:" Per grazia di Dio sono quel che sono" e ancora: "chi vuole gloriarsi, si glori nel Signore". Perciò il Signore stesso dichiara nel Vangelo: "Chi ascolta da me queste parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio il quale edificò la sua casa sulla roccia. E vennero le inondazioni e soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia".

Dopo aver concluso con queste parole il Signore attende che, giorno per giorno, rispondiamo con i fatti alle sue sante esortazioni. Ed è proprio per permetterci di correggere i nostri difetti che ci vengono dilazionati i giorni di questa vita secondo le parole dell'Apostolo: "Non sai che con la sua pazienza Dio vuole portarti alla conversione?" Difatti il Signore misericordioso afferma: "Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva".

Dunque, fratelli miei, avendo chiesto al Signore a chi toccherà la grazia di dimorare nella sua tenda, abbiamo appreso quali sono le condizioni per rimanervi, purché sappiamo comportarci nel modo dovuto. Perciò dobbiamo disporre i cuori e i corpi nostri a militare sotto la santa obbedienza. Per tutto quello poi, di cui la nostra natura si sente incapace, preghiamo il Signore di aiutarci con la sua grazia. E se vogliamo arrivare alla vita eterna, sfuggendo alle pene dell'inferno, finche c'è tempo e siamo in questo corpo e abbiamo la possibilità di compiere tutte queste buone azioni, dobbiamo correre e operare adesso quanto ci sarà utile per l'eternità. Bisogna dunque istituire una scuola del servizio del Signore nella quale ci auguriamo di non prescrivere nulla di duro o di gravoso; ma se, per la correzione dei difetti o per il mantenimento della carità, dovrà introdursi una certa austerità, suggerita da motivi di giustizia, non ti far prendere dallo scoraggiamento al punto di abbandonare la via della salvezza, che in principio è necessariamente stretta e ripida. Mentre invece, man mano che si avanza nella vita monastica e nella fede, si corre per la via dei precetti divini col cuore dilatato dall'indicibile sovranità dell'amore.

Così, non allontanandoci mai dagli insegnamenti di Dio e perseverando fino alla morte nel monastero in una fedele adesione alla sua dottrina, partecipiamo con la nostra sofferenza ai patimenti di Cristo per meritare di essere associati al suo regno.

         Sant'Edisto Martire Patrono di Sant'Oreste

PREGA LEGGI LAVORA

il cuore della Regola di San Benedetto per la vita contemporanea

LA SANTITA' PERSONALE E' IL FINE DELLA NOSTRA VITA. L'UNICO VERO SCOPO, CHE UNISCE STRETTAMENTE LA NOSTRA VOLONTA' A QUELLA DI DIO, IL QUALE CREANDO UN'ANIMA NON PENSA AD ALTRO CHE RENDERLA SIMILE A SE': "SIATE SANTI PERCHE' IO SONO SANTO". PERSEGUIRE NELLA VITA OBIETTIVI DIVERSI DA QUESTO COSTITUISCE UN FALLIMENTO.                                                                                                                                                              p. Carmelo


"Che cosa giova all'uomo guadagnare tutto il mondo, se poi perde l'anima?"

Gesù   

Caro Amico,

     tutto è cominciato quando il Verbo di Dio si è fatto carne nel grembo verginale di Maria. Tutto è cominciato, ma... tutto cosa? E' iniziato un cammino di salvezza, la salvezza si è spiegata nella storia e noi l'abbiamo conosciuta. Molti oggi ritengono di non aver bisogno di nessuna salvezza, per cui una storia come quella di Gesù di Nazareth, per essi, non ha nessuna importanza. Vi sono persone che ritengono sì necessaria una salvezza, ma questa salvezza è per questa vita e quindi la cercano nel denaro, nella scienza, in teorie filosofiche e anche in teorie teologiche, che pur definendosi teo-logiche, cioè riferentesi a dio, questo non è il Dio di Gesù di Nazareth.

     La salvezza di cui parliamo riguarda il destino eterno dell'uomo. Ma, se riguarda il destino eterno, cioè dopo la morte corporale, perché l'Incarnazione? Cioè un fatto corporale e storico? Perché la salvezza si decide su questa terra! E' in questa vita che l'uomo decide per l'altra vita. Perché potessimo decidere per l'altra vita, quella che non conoscevamo, Dio si è fatto come noi per farcela conoscere: Lui, che non conosceva la nostra vita sperimentalmente, l'ha assunta perché i nostri occhi si aprissero sul suo mondo, sul mondo di Dio. E, non solo si aprissero i nostri occhi, ma con la conoscenza si destasse il nostro desiderio. Tra coloro che non credono nell'altra vita c'era anche Alessandro Manzoni. Nella notte dell'Innominato del romanzo storico dal lui scritto, I Promessi Sposi, si ravvisa qualcosa di autobiografico. Il personaggio del romanzo aveva messo la sua salvezza nella violenza e non pensava al dopo, fino a quando non incontra le lacrime e il dolore di Lucia che lo implora di liberarla dicendogli che Dio perdona tante cose per un'opera di misericordia. Ma sentiamo il Manzoni e vediamo come al pensiero della vita eterna torni la speranza.

     L'Innominato nel suo letto sta pensando alla vita passata e a tutti i suoi delitti, d'un tratto "gettò in furia le mani alla parete accanto al letto, afferrò una pistola, la staccò, e... al momento di finire  una vita divenuta insopportabile, il suo pensiero sorpreso da un terrore, da un'inquietudine, per dir così, superstite, si slanciò nel tempo che pure continuerebbe a scorrere dopo la sua fine. S'immaginava con raccapriccio il suo cadavere sformato, immobile, in balìa del più vile sopravvissuto; la sorpresa, la confusione nel castello, il giorno dopo: ogni cosa sottosopra; lui, senza forza, senza voce, buttato chi sa dove. Immaginava i discorsi che se ne sarebber fatti lì, d'intorno, lontano; la gioia de' suoi nemici. Anche le tenebre, anche il silenzio, gli facevan veder nella morte qualcosa di più tristo, di spaventevole; gli pareva che non avrebbe esitato, se fosse stato di giorno, all'aperto, in faccia alla gente: buttarsi in un fiume e sparire. E assorto in queste contemplazioni tormentose, andava alzando e riabbassando, con una forza convulsiva del pollice, il cane della pistola; quando gli balenò in mente un altro pensiero. - Se quell'altra vita di cui m'hanno parlato quand'ero ragazzo, di cui parlano sempre, come se fosse cosa sicura; se quella vita non c'è; se è un'invenzione de' preti; che fo io? perché morire? cos'importa quello che ho fatto? cos'importa? È una pazzia la mia...E se c'è quest'altra vita...!

Alzandosi L'Innominato sente il suono delle campane, la gioia della gente per la visita del Vescovo, il Cardinale Federigo Borromeo, e decide di andare anche lui. Abbracciato dal vescovo cambierà radicalmente vita e farà del suo castello un luogo d'amore. Credere o non credere nella vita eterna non è indifferente per questa vita.

                 Grazie a Cristo, grazie al Sì di Maria: ...et Verbum caro factum est...                                                                                                                                                                 Gv, 1


O meraviglioso scambio! Il creatore del genere umano,

assumendo un corpo con l'anima, si è degnato di nascere dalla Vergine,

e nascendo uomo senza seme ci ha regalato la sua divinità!

dalla Liturgia


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